sabato 26 dicembre 2009

Un Augurio




"I will honour Christmas in my heart, and try to keep it all the year" 
"Onorerò il Natale nel mio cuore e lo manterrò per l'anno intero" 
(C. Dickens, A Christmas Carol) 



E' la frase che dice il Sig. Scrooge alla fine del Libro Canto di Natale. 
Questo l'Augurio per questi giorni e l'anno che sta per iniziare.

è

Forse è una cosa banale o forse no, ma vorrei estendere a questo gruppo l'usanza di scambiarsi gli auguri..Buon Natale a tutti, sia quelli che hanno avuto la possibilità di passarlo in Italia con la famiglia sia quelli che sono rimasti qui in territorio Kosovaro.
Tanti auguri a tutti di nuovo!

venerdì 25 dicembre 2009

Omelia del Giorno di Natale


Nati e rinati

Carissimi Figli,
questa notte un grido è risuonato: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
Questo è il messaggio del Natale, questo è quello che abbiamo, ascoltato nel Vangelo di questa notte, questo è quello che abbiamo visto, adorato e contemplato nella culla di Betlemme, abbiamo visto un Bambino, segno dell’amore e della tenerezza: è il Salvatore, annunciato da secoli nella Sacra Scrittura.
Il mondo ha proprio bisogno di un Salvatore perché coloro che ci si sono provati nella storia, hanno fatto un fiasco solenne.
Penso ai vari salvatori dell'umanità che abbiamo conosciuto. E' incredibile che l'umanità abbia potuto produrre uomini come Adolf Hitler e che un pazzo di quel calibro abbia potuto trascinare dietro di sè milioni di persone con l'idea di rigenerare tutta l’umanità.
E' impensabile come uomini dalla folle criminalità di Giuseppe Stalin possano non soltanto essere accolti ma addirittura celebrati come realizzatori della giustizia sociale frutto di una rivoluzione, voluta dal popolo.
Eppure ha prodotto milioni di morti nascosti in fosse comuni e distrutto interi paesi sotto il profilo umano, religioso, politico, economico e culturale. C'è proprio da stupirsi che questi due signori abbiano trovato anche in casa nostra chi li ha celebrati e seguiti.
Venendo a noi, ho visto personalmente i frutti della guerra nei paesi balcanici. Ancora fischiavano le fucilate quando andai a Sarajevo a far Pasqua, ero il segretario dell’Ordinario Militare, con i nostri soldati che erano accorsi là. Perché anche il Papa aveva gridato "fermateli, andate, fermateli!". Preso Milosevic si è visto che cosa aveva combinato e come difendeva il suo popolo. Anche là: fosse comuni, torture e miseria. L'Albania, poi, è stato il primo paese a dichiararsi ateo nella propria costituzione. E se ne sono viste le conseguenze. E anche qui in Kosovo, non sono mancati atti di violenza estrema e di odio profondo, ed è il motivo ancora della nostra presenza. E quante guerre e difficoltà, mancanze di rispetto ci sono ancora sul pianeta, dalla mancanza di attenzione ai più poveri, migliaia di Bambini muoiono di fame ogni giorno, alle guerre civili, all’odio dilagante in Oriente … la mancanza di rispetto per il pianeta sul quale viviamo … dove siamo, dov’è la nostra intelligenza, il nostro amore ?
Stando così le cose ci sorge una domanda, c'è ancora spazio per la speranza? O siamo in un mondo di pazzi che passano di follia in follia illudendosi di essere nella verità e nell'onestà?
Dio cosa pensa? Ha da dirci qualcosa?
Eccolo, puntuale come sempre, con la sua Parola. "Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce. Un Bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine". (Is. 9, 1-6)
Dio ci ripete che il Principe della pace a cui ispirarsi è già venuto, ma senza spada e senza eserciti armati con strumenti di violenza, ma con la forza dell'amore. Un esercito di crocifissi, non di crocifissori, come direbbe Papa Benedetto.
La pace dipende dalla adesione a Lui. Un'adesione personale che produrrà pace secondo gli spazi della nostra area di azione.
Il tuo spazio potrebbe essere quello della tua famiglia, della tua parentela, del tuo lavoro, della tua parrocchia in cui potresti dichiarare guerra e con le armi a disposizione, non fosse altro che con la lingua, rendere operativo un piano strategico preciso: far fuori almeno moralmente il nemico.
Ognuno è chiamato ad essere operatore di pace nel suo mondo. L'umanità è un corpo fatto di cellule. Ogni cellula deve restare in perfetta salute e collaborare con le altre al benessere di tutti.
La pace non si fonda né sui trattati né sugli armistizi, ma “sugli uomini di buona volontà”.
Quel “Bambino che è nato per noi” ci rinnova la sua proposta di pace anche quest'anno. Se gli obbediremo e “diventeremo come bambini” che non hanno un passato, che li appesantisce e li invecchia, ma solo guardano avanti per costruire un futuro secondo il Suo volere, faremo ancora una volta sentire all'umanità la gioia di rinascere, il profumo della culla.
Poveri di tutto, ma non miseri. Ci potrà mancare la comodità di una culla, ma non l’amore dei nostri genitori, possiamo fare a meno di tutto ma non della nostra mamma e del nostro papà e del loro amore che ci ha cresciuti.
Siate così per i vostri figli, siatelo per le persone che servite, siatelo come Carabinieri.
Il “Bambino di Betlemme” come direbbe San Francesco ci riscaldi il cuore e ci faccia essere veri costruttori di Pace.
BUON NATALE !

Omelia della Notte di NATALE




“Il Presepe: nasce per noi il Salvatore”

Carissimi,
inizio questa mia riflessione, citando le parole di San Francesco pronunciate la notte del 25 dicembre 1223 a Greccio, era la prima volta che veniva fatta una raffigurazione del presepe e da allora si sarebbe diffusa questa tradizione in tutto il mondo Cristiano.
Anche noi questa notte davanti a Gesù Bambino e al presepe della tradizione Napoletana, siamo come il poverello d’Assisi: abbiamo chiesto a degli amici di realizzare il presepe per aiutare la nostra fantasia ad entrare nel mistero della nascita del nostro Dio.
Così il primo biografo di San Francesco, il Beato Tommaso da Celano, anch’esso della famiglia francescana, ci riporta nella “Vita prima di San Francesco” (scritta tra il 1228 e il 1229) al capitolo XXX della prima parte quanto segue: C'era in quella contrada un uomo di nome Giovanni, di buona fama e di vita anche migliore, ed era molto caro al beato Francesco perché, pur essendo nobile e molto onorato nella sua regione, stimava più la nobiltà dello spirito che quella della carne. Circa due settimane prima della festa della Natività, il beato Francesco, come spesso faceva, lo chiamò a sé e gli disse: «Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l'asinello». Appena l'ebbe ascoltato, il fedele e pio amico se ne andò sollecito ad approntare nel luogo designato tutto l'occorrente, secondo il disegno esposto dal Santo.
Anche noi, senza nessuna pretesa di voler imitare, abbiamo chiesto ad alcuni nostri colleghi, di aiutarci a vivere bene il Natale riproponendo la scena della nascita a Betlemme con il presepe tradizionale e qui ne vedete uno, l’altro lo avete ammirato in mensa e rimaniamo stupidi e incantati di tanta bellezza che raffigurano la grandezza del mistero del Natale, attraverso le nostre capacità e la nostra devozione.
Continua, poi, il serafico Padre Francesco, durante la celebrazione della notte a Greccio:
Questa notte è chiara come pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali! La gente accorre e si allieta di un gaudio mai assaporato prima, davanti al nuovo mistero. La selva risuona di voci e le rupi imponenti echeggiano i cori festosi. I frati cantano scelte lodi al Signore, e la notte sembra tutta un sussulto di gioia.
In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l'umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme.
Ecco, carissimi figli mie, Pristina, la nostra Base, questa notte sono diventati una nuova Betlemme.
E’ la Notte di Natale, e allora, vi invito a usare la vostra fantasia: PÈNSAtevi NELLA GROTTA di Betlemme, guardate tutto con la massima attenzione perché quello che vedete non è lì per caso ma perché è preparato da Dio e voluto da Dio.
Guardate soprattutto il Bambino. Chi è? “Egli è immagine del Dio invisibile,generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli”.
È Dio, facciamo un atto di fede e di adorazione.
È Dio che si è fatto uomo per essere “L'UOMO”, il modello unico dell'uomo e dell'umanità. Lui è la perfezione dell'uomo. Tutto quello che è, ha fatto, ha vissuto, lo ha fatto per essere nostro modello perché, seguendone le orme in tutto, raggiungessimo la perfezione. Allora “dimentico del passato e proteso verso il futuro” tenete lo sguardo fisso su Gesù. Ricordatelo! È il MODELLO, UNICO DELL'UOMO. L'umanità è perfetta nella misura che rassomiglia a Lui. L'uomo è uomo per quanto in lui c'è di Cristo.
Allora questa notte COMINCIAMO AD IMPARARE.
È un bambino.
Cosa imparare da un bambino? Proprio così. Dio non si è fatto bambino per insegnare ai bambini ma per insegnare a tutti che: “Se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli”. Attenti a non uccidere il bambino che è in voi.
Cosa può insegnarci il bambino?
Il bambino non ha passato ma solo presente e futuro. Chi avvelena e rovina la nostra vita è il nostro passato. È proprio il passato che ci fa diventare vendicativi, gelosi, tristi, sfiduciati, delusi, in una parola “vecchi”. Il cristiano invece è colui che dimentica il passato ed è tutto proteso verso l'avvenire e il futuro, seminando speranza e fiducia. “Lasciate che i bambini vengano a me” dice il Signore.
E' POVERO.
Certamente, entrando nella grotta di Betlemme, la cosa che colpisce di più è la povertà. Nascere in una grotta ed avere come culla una mangiatoia non rappresenta sicuramente né comodità, nè igiene per un parto. Non lasciamoci però confondere dall'immagine. È comune pensare alla grotta di Betlemme come all'immagine della povertà mentre invece credo sia necessario riflettere per capire la differenza che c'è tra povertà e miseria.
Quanti bambini oggi nascono in una situazione peggiore di quella di Gesù! Penso a quelli che non vedono neppure la luce perché con l'aborto vengono uccisi ancora prima di nascere.
Sono sicuramente più poveri di Gesù.
Penso a coloro che nascono e appena nati vengono gettati, magari in un cassonetto della spazzatura o su un marciapiede.
Sono più poveri di Gesù.
Penso anche a quei bambini i cui genitori non vogliono riconoscerli. Ho conosciuto una donna che ha accettato di non abortire a condizione di non vedere il figlio. Queste considerazioni ci fanno aprire gli occhi su un fatto: Gesù è nato in una grotta ma con una stupenda famiglia che lo attendeva e lo ha accolto.
Cosa vuol insegnarci Gesù, allora, con questo?
Che si può fare a meno di tutto, meno che della famiglia. Mancare della famiglia non è povertà, che è un grande valore evangelico, ma miseria. E la miseria il Signore non la vuole.
Ci dice ancora che la famiglia è un diritto di tutti e se è un diritto è anche un dovere. Ogni sposa ha il dovere di dare una bella famiglia al suo sposo e viceversa. Entrambi hanno il dovere di dare una bella famiglia ai propri figli. E i figli hanno il dovere di dare una bella famiglia ai propri genitori, soprattutto quando sono anziani e malati. “Onora il padre e la madre” ci ha ordinato il Signore.
Ma allora: Gesù è povero? Certamente è povero e la povertà evangelica non è mancanza dell'essenziale, cosa che Dio non vuole.
Figli miei, da Betlemme appare l'essenzialità della famiglia che non deve mancare a nessuno.
In ogni uomo che nasce Dio rinnova la sua nascita. Dio si rende presente in ogni uomo che viene sulla terra.
Oggi, Gesù nasce in situazioni ancora peggiori di quella di Betlemme.
Nasce anche senza una famiglia, anche se magari in una clinica di gran lusso.
È ucciso con l'aborto ancor prima di nascere.
Oggi si approfitta dei bambini per prelevare gli organi, per soddisfare innominabili passioni.
Perché?
All'egoismo umano, sempre crescente, corrisponde una manifestazione di Dio fino alla miseria.
Dio umilia se stesso assumendo la condizione di aborto, di orfano bianco, di bambino abbandonato perché la concezione dell'uomo ha raggiunto questi abissi di miseria.
È lì che Gesù nasce e di lì ci redime.
Sono questi luoghi di sofferenza il nostro presepio di oggi. Lì è la nostra Betlemme.
Nasce a Betlemme senza una casa. Muore nudo su una croce. Ha detto che: “Gli uccelli hanno il loro nido e le volpi le loro tane, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo”, eppure la dignità di Gesù era grande, il suo fascino irresistibile.
Da Gesù si impara la sobrieta' in tutto. Servirsi delle cose che ci servono, il resto è dei poveri. Francesco di Assisi era affascinato dalla povertà di Cristo tanto che Dante ce lo presenta come il grande cavaliere innamorato di Madonna Povertà. “Cercate il regno di Dio e la sua giustizia e il resto vi sarà dato in sovrappiù”.
Gesù ci assicura che come non ci è mancata una culla per nascere non ci mancherà una croce per morire.
Cari amici, allora, in questa notte, in questo giorno, ripetiamo l’esperienza di San Francesco, lasciamoci coinvolgere da questo “Bambino di Betlemme” e impariamo a stupirci con gli occhi dei bambini di quello che ci circonda, solo così entreremo nel mistero del Santo Natale.
Quella famosa notte del 1223 a Greccio ci fu un fatto miracoloso, continua il biografo dicendo:
uno dei presenti, uomo virtuoso, ha una mirabile visione. Gli sembra che il Bambinello giaccia privo di vita nella mangiatoia, e Francesco gli si avvicina e lo desta da quella specie di sonno profondo.
Né la visione prodigiosa discordava dai fatti, perché, per i meriti del Santo, il fanciullo Gesù veniva risuscitato nei cuori di molti, che l'avevano dimenticato, e il ricordo di lui rimaneva impresso profondamente nella loro memoria. Terminata quella veglia solenne, ciascuno tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia.
E’ la notte di Natale, il nostro cuore e gonfio di commozione, la nostra mente sicuramente è a casa con i vostri bambini, le vostre spose, le persone che amate ma anche noi questa notte abbiamo ammirato una visione abbiamo assistito ad un grande prodigio: Gesù è nato nel nostro cuore, diventando ognuno di noi la grotta di Betlemme, la paglia dove far adagiare il Bambino.
Attraverso la nostra esistenza, il nostro cuore pieno d’amore e di pace la notte, questa notte risplende e fa luce in noi e attorno a noi.
Diventiamo allora le sentinelle della notte, essendo capaci di portare luce la dove c’è buio, amore, la dove c’è odio, speranza la dove c’è tristezza … questo è il nostro Natale, questa la nostra missione, questo il nostro compito, la nostra vocazione di Carabinieri e allora questa notte torniamo anche noi pieni di “ineffabile gioia” alla nostra vita, al nostro impegno, al nostro servizio.
Date e mandate un bacio questa notte alle persone che amate, dite è il bacio del “Bambino di Betlemme”, è la benedizione del Signore che attraverso il mio ministero vuole superare ogni confine e arrivare alle vostre famiglie, perché domani all’alba del “Die Nativitatis” sotto l’albero le vostre famiglie trovino questo prezioso regalo.
Buon Natale !

domenica 20 dicembre 2009

Gli AUGURI di NATALE del Cappellano con la sua "Lettera Aperta"

SANTO NATALE 2009



Carissimi Amici miei,
un Natale particolare il nostro quest’ anno, approfittiamo per concentrare la nostra attenzione sul vero senso del Natale, guadagniamoci in spirito, viviamolo uniti al Signore e in Lui saremo accanto alle persone che amiamo, perché Lui è l’Amore.


Quest' anno Natale è veramente indispensabile. E' necessario che il vero Dio riveli il suo vero volto: “Mostraci il tuo volto e noi saremo salvi”. Com'è Dio? Qual è il suo volto? Non è possibile rivendicare il volto di Dio per giustificare gli atti di violenza. È blasfemo pensare che Dio e la fede in Lui giustifichino le azioni di forza con cui viene difesa la religione. Il modo che ha scelto per venire tra noi parla chiaro. Dio si rivela bambino.
Il suo Natale non è una fase di passaggio della Sua vita che viene superata dall'età adulta. No. Natale è un assoluto di Dio che diventa un modello della vita del cristiano. “Se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli”. Come nelle nostre chiese troneggia sempre il Crocifisso, modello di vita perché “chi vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”, così può esserci sempre l'immagine di Gesù Bambino che ci insegna lo stile della vita del cristiano. Lo stile con cui dobbiamo vivere tutti i misteri della vita. Avere dinanzi la Resurrezione, l'Ascensione di Gesù che vince sempre, anche la morte, potrebbe essere addirittura pericoloso se non avessimo presente anche il modo con cui il cristiano vive la vittoria su tutto:come un bambino. La forza cristiana così non diventerà mai violenza, il dolore porterà all'affidamento, ogni sofferenza educherà alla pazienza. Questo è il volto del vero Dio.
La vita è sempre lo scontro tra Davide e Golia e siamo continuamente tentati di rivestire le armi che Saul aveva offerto al giovane Davide. Invece siamo con Gesù figli di David e possiamo affrontare il gigante del mondo solo “nel nome del Dio di Israele”. Essere potenti, essere ricchi, essere temuti e rispettati, ovviamente tutto per poi fare il bene, per difendere i valori, per sconfiggere il male, è una tentazione continua che non corrisponde al volto del vero Dio. Tutti dobbiamo passare da Betlemme per imparare come si è cristiani. Natale è la prima festa dell'anno liturgico e non è permesso sorpassarla per diventare subito grandi.
Alla potenza del mondo Dio risponde con la povertà, alla sua arroganza con l'umiltà e ci invita a seguirlo confidando non nelle nostre forze ma nella sua potenza. Gesù viene come un Agnello in mezzo ai lupi. È la nostra identica situazione. Se siamo semplici come colombe e prudenti come serpenti scopriremo che spesso la potenza di questo mondo è di cartapesta o peggio ancora di celluloide che oggi c'è e domani no c'è più. Qualunque sia stata la nostra vita, le nostre scelte, i nostri gusti, Natale è l'occasione per rinascere, cioè ridiventare bambini senza passato ma soltanto presente e futuro. Buon Natale.


Pristina, 25 dicembre 2009
Solennità della Natività di Cristo


Vostro don Marco